Habitat a coralligeno

Foto di Alessandro Tommasi

Il coralligeno viene definito come “un tipico paesaggio sottomarino mediterraneo formato da strutture algali coralline che crescono in condizioni di scarsa illuminazione e in acque relativamente calme” (Ballesteros 2006; UNEP/MAP-RAC/SPA 2008). Lo troviamo dunque solo nel Mar Mediterraneo, generalmente fra i 25 e i 200 m di profondità, in condizioni ambientali tipiche e molto particolari ovvero dove le acque sono limpide, scarsamente illuminate, fresche e a temperatura costante e interessate da blande correnti.

Il coralligeno è un habitat che prende forma grazie ad un processo di “biocostruzione” ad opera di organismi vegetali e animali che con i loro scheletri calcarei edificano strutture tridimensionali complesse e colorate simili alle scogliere coralline tropicali, dando vita ad uno degli spettacoli più affascinanti del mondo sommerso, amatissimo dai subacquei e rifugio di molte specie importanti. Le alghe rosse (Rhodophyta) calcaree appartenenti all’ordine delle Corallinales (Mesophyllum spp., Lithophyllum spp. e Negoniolithon spp.) sono i principali costruttori del coralligeno e sono definite “biocostruttori primari”: esse si accrescono strato su strato sul fondo marino roccioso creando con i loro talli calcarei un substrato duro secondario su cui si insediano altre alghe rosse (Peyssonnelia spp.) e varie specie di organismi animali (principalmente policheti, sclerattinie e briozoi).

La crescita di questi e altri organismi animali, chiamati “biocostruttori secondari”, espande e consolida la struttura tridimensionale, aumentando il numero di microhabitat rifugio per un numero elevatissimo di specie: per questo motivo, le biocostruzioni calcaree possono essere considerate delle vere e proprie cattedrali sommerse della biodiversità.

La crescita delle biocostruzioni calcaree viene controbilanciata nel tempo da fenomeni di demolizione chimica e meccanica ad opera di organismi “biodemolitori” (principalmente spugne e molluschi rispettivamente appartenenti ai generi Cliona e Lithophaga), i quali perforano, sgretolano e dissolvono il carbonato di calcio.  Il delicato equilibrio fra organismi biocostruttori e biodemolitori mantiene il coralligeno vivo e vitale nel tempo, ma lo rende anche particolarmente vulnerabile alle alterazioni ambientali: queste possono rompere l’equilibrio dinamico fra attività di biocostruzione e biodemolizione, con conseguente prevalenza dei processi demolitivi e degradazione delle biocostruzioni calcaree

La morfologia e la struttura del coralligeno dipendono principalmente dalla profondità, dalla topografia e dalle specie biocostruttrici presenti. Molte tipologie di coralligeno sono state descritte, ma la definizione più utilizzata è quella che distingue il coralligeno su base geomorfologica tra scogliere o cornici e piattaforme o banchi (Pérès & Picard 1964; Ballesteros, 2006; SPA/RAC-UN Environment/MAP, 2019).

Le scogliere coralligene si sviluppano su substrati rocciosi circalitorali costieri per lo più fra i 30 e 90 m di profondità, ma in condizioni particolari di torbidità, correnti, esposizione e pendenza del fondale, si possono trovare fra i 15 e 130 m.  Esse si distinguono in due formazioni principali: il coralligeno di parete o falesia, che si sviluppa su substrato roccioso verticale o subverticale con bioconcrezioni di spessore variabile (da 20 cm a 2m), e i Clumps biogenici che sviluppano bioconcrezioni spesse anche diversi metri su substrato roccioso orizzontale (EUNIS, 2019).

Le piattaforme coralligene sono grandi biocostruzioni tabulari che si sviluppano sui substrati più o meno orizzontali della piattaforma continentale, per lo più tra 40 e 120 m di profondità. Li troviamo quindi su fondali di origine sedimentaria e possono svilupparsi dalla coalescenza di rodoliti o crescere su affioramenti rocciosi.

Sebbene entrambi i tipi di coralligeno possano trovarsi in un ampio range batimetrico, nei primi 40/50m di profondità i sistemi rocciosi costieri sono caratterizzati principalmente da falesie a coralligeno mentre i banchi di coralligeno si trovano generalmente negli ambienti più profondi della piattaforma continentale (Ballesteros, 2006; Cánovas-Molina et al. 2016). Per questa sua vicinanza alla costa, il coralligeno di parete è dunque quello più esposto alle pressioni antropiche che agiscono lungo la fascia costiera, come l’inquinamento chimico-biologico, l’eccesso di sedimentazione, le attività turistiche e commerciali e soffre particolarmente tutte quelle alterazioni ambientali che interessano le fasce batimetriche più superficiali, come ad es. i cambiamenti climatici. Il coralligeno di piattaforma è invece particolarmente esposto alle pressioni che agiscono a maggiori profondità, quali ad esempio l’accumulo di rifiuti solidi e la pesca a strascico.

Il coralligeno è considerato il secondo più importante “hot spot” di biodiversità marina Mediterranea, dopo le praterie di Posidonia oceanica (Bouderesque, 2004). Tuttavia, in assenza di una stima precisa del numero di specie presenti e considerata la complessità strutturale dei suoi popolamenti, si ritiene che l’habitat a coralligeni ospiti più specie di qualsiasi altra comunità Mediterranea (Ballesteros, 2006).

Il coralligeno è anche uno dei più importanti ecosistemi costieri del Mar Mediterraneo per distribuzione, biomassa e ruolo nel ciclo del carbonio (Ballesteros 2006), ma oltre alla grande valenza ecologica, esso rappresenta anche un importante risorsa economica per la presenza di specie commerciali pregiate come il corallo rosso e varie specie di pesci e crostacei (ad es. l’astice e l’aragosta) e per l’enorme attrattiva esercitata sul turismo subacqueo.

Per le sue caratteristiche uniche, il coralligeno è anche uno degli habitat più minacciati del Mediterraneo, motivo per cui la legislazione europea si è impegnata negli anni per la sua conservazione e protezione emanando importanti direttive europee (Direttiva Habitat 42/53/CEE e Direttiva Quadro Strategia Marina 2008/56/CE), ma anche i trattati internazionali come la Convenzione di Barcellona (1976) svolgono un ruolo importante nella tutela e salvaguardia di questo bene così prezioso e unico del Mare Nostrum.